martedì 22 marzo 2011

Welcome to Beijing Taxi part 2


Quella che segue è la disavventura capitatami su un taxi qualche giorno fa, dovendo andare a incontrare un collega cinese a Sanyuanchao, località di Pechino.

Driver: Qu Nar? (Dove?)
Io: Sanyuanchao
Driver: AHHHH?? (EHHH?)
Io: Sanyuanchao
Driver: Sanyuanchao?
Io: Du-he (Si)
...
Io (con le poche parole di cinese che conosco): dritto poi prendi il 3° anello est... ...perchè non vai dritto?
Driver (gesticolando con movimenti circolari del braccio): faccio il giro e prendo la superstrada.
Io: ok...
Io (dopo che il taxi ha saltato l'uscita per la superstrada): driver, perchè non hai preso la superstrada? Sanyuanchao, SAN YUAN CHAO, conosci questa località?
Driver: Du-he du-he!!
Io: perchè allora te ne stai allontanando? E' nella direzione opposta...Ok, facciamo così, alla prossima gira a destra ti porti sul 3° anello nord e via alla grande...aspetta, perchè ora stai entrando in vicoli stretti, bui e sconosciuti? Ok, facciamo così, chiamo il mio collega che mi sta aspettando da 20 minuti al freddo, forse è la mia pronuncia che ti mette in difficoltà. Ecco, prendi il telefono, il mio collega ti illuminerà sulla strada da prendere.
Driver: ni hao
Collega: !"£%£%%£"&)(/&%$£@
Driver: !"£$%&/()=?^^?=)(/&%$£"

La coversazione tra i due dura buoni 5 minuti, ma qui in Cina è normale...finalmente il driver mi ripassa il telefono, quindi chiedo al mio collega: ok?
Risposta rassicurante: OK!
Chiedo conferma anche al driver: Ok?
Driver: OK!!
....
Io: devo prendere atto che hai preso la direzione giusta, ma perchè hai scelto questa strada super trafficata piena di semafori tutti rossi quando c'era la superstrada dritta e quasi vuota? Ora devi anche fare un'inversione ad U attraversando le cinque corsie del senso opposto pregando Buddha e Confucio che ce la mandino buona.

Finalmente riusciamo ad arrivare; tempo di percorrenza e costo normali: 10 minuti e 15 RMB.
Quelli di oggi: 45 min, 40 RMB. Avrà fatto apposta? E per qualche motivo mentre scendevo me ne ha pure dette quattro...mah.

Sale quanto basta


Brutta storia quella del Giappone! Non bastava un terremoto, non bastava uno tsunami, ora c'è anche il problema radiazioni. Ma non son qui per parlare della catastrofe, dato che c'è già chi lo fa e meglio di me. Pensare che per la festa della pulizia delle tombe (si si, è una festa nazionale cinese) di inizio aprile avevo pensato di fare un salto a Tokyo. Ovviamente il mio piano malefico ora è cambiato, ma ci sono abituato (e di questo ne parlerò magari in un prossimo post). Ad ogni modo, essendo la Cina non troppo distante dal Giappone, anche qui la gente ha cominciato a preoccuparsi. La sindrome cinese colpisce la Cina. Ora, l'ignoranza è una cattiva compagnia, e quando è unita alla paura fa sempre casini. D'altro canto non è colpa della gente comune ma piuttosto di chi dovrebbe dare informazioni corrette. Fatto sta che qualcuno ha sparso la voce che il sale è un antidoto per le radiazioni. I più furbi e svelti sono andati a comprarsi quello arricchito di iodio, che è l'unico che nel caso potrebbe servire a qualcosa; gli altri si sono buttati sul classico NaCl, importante per la cucina quanto assolutamente inutile contro Cesio 137 e compagni. In pochi giorni è finito il sale nei supermercati. Addirittura pare che un tizio ne abbia ingurgitato talmente tanto che ci ha lasciato le penne.
Che poi non capisco, il 99% della popolazione maschile cinese fuma due pacchetti al giorno di sigarette il cui tabacco è probabilmente coltivato su depositi di piombo e vivono in città la cui aria poco cangerogana non mi pare, perchè ci si preoccupa così tanto di un po' di radiazioni che arrivano da 1500 Km di distanza? Mi torna in mente il periodo della febbre suina. A quel tempo la gente credeva che il miglior vaccino fosse l'aglio. Già in condizioni normali se ne mangiano in quantità industriale, e si sente, figuriamoci come sarà stato l'alito dei tassisti (che in cina, è risaputo, è il peggiore di tutti) nei giorni della swine flu. Però almeno funziona per i vampiri, qui non ne ho ancora visto uno.

venerdì 14 gennaio 2011

Quei due l'hanno fatta grossa!



Uccisione multipla!! Hiiiiihaaaaaa!! Cazzo che bbotta!!!
E' successo! Quelle due cagne si sono sposate! Congratulazioni ad Ari e Mike!
Vista l'importanza del compito assegnatomi (ero uno dei testimoni), non potevo mancare. Ho quindi anticipato il volo di rientro previsto per le ferie di Natale, accorciando di parecchio la permanenza in Italia (solo 3 giorni effettivi) per permettermi di fare poi le giuste ferie in Thailandia (di cui parlerò in seguito).
E quindi eccoci qui a Rovereto il 4 dicembre per il grande evento. Con l'occasione rivedo pure i vecchi amici dell'erasmus, la Lale, Gnolo e Xavier il saloppe arrivato dalla Svizzera. La gente che conta c'è. Il fiorista mi impartisce le nozioni base di buon testimone mentre mi sistema i fiori sul colletto del vestito. Ha nevicato la sera prima e fa piuttosto freddo ma chissenefrega. Il Mike (lo sposo) è il più tranquillo dei presenti. La cerimonia passa tranquilla, rito del lancio del riso e poi tutti al ristorante, che è a diversi Km su per la montagna. Non so la strada, Xavier mi dice di seguire lui. Perchè mai vado a seguire un Francese residente in Svizzera per le strade nei dintorni di Rovereto? Infatti canniamo strada. Passo al comando e arriviamo a destinazione dopo aver superato le macchine dei bergamaschi che senza gomme invernali sono bloccate sulle strade innevate.
Durante il pranzo da bravo testimone vengo ingaggiato come paggio reggicappotti mentre gli sposi fanno le foto all'esterno nella neve. Scopro così che le scarpe con suola liscia in cuoio non sono male come sci da fondo.
Finisce il pranzo ed è l'ora dei cappelli da Cowboy. Come è nata la storia dei cappelli da cowboy nessuno se lo ricorda, ma questa era la promessa. Nel caso di matrimonio di uno dei 3 Kings of Ka (Mike - Silvio - Me), indossare cappelli da cowboy sarebbe stato d'obbligo. E così è, per dio! Nessuno aveva dubbi che la prima volta si sarebbero usati per il Mike. Cominciano i balli, il vino comincia a fare effetto, soprattutto su Xavier. Cazzo sono il guidatore e devo trattenermi.
In preda all'euforia assieme a Gnolo afferriamo la sposa sulle spalle come un tronco e la facciamo volare (centrifugare) per la pista.
A notte inoltrata c'è spazio pure per una digressione Metal coi Kings of Ka che si cimentano nel Karaoke con Toxicity urlato a squarciagola. Mi torna alla mente la festa a Karlsruhe di 3 anni prima. Allora però il livello alcolico era ben maggiore.
Purtroppo arriva l'ora di tornare a casa; Il giorno dopo ho il volo di ritorno per Pechino. Festa stupenda e gente stupenda.

Le pagelle:

Xavier - 9: è tornato quello di un tempo. Arriva dritto dalla Svizzera con moglie incinta, ci da dentro col vino, parla Italiano quasi meglio di me. Showman.

Piero - 3: come cazzo fa a sbagliare giorno e arrivare 4 ore in ritardo? E guarda pure senza troppa disinvoltura la scollatura della Lale. Monazza

Lale - 9: grande Lale, non ti vedevo da anni e anni ma sei sempre la solita simpa. Solare

Cantante (non me ne voglia ma non ricordo il nome) - 9: ottima selezione musicale, grandissima voce, passa dai classici da matrimoni ai Prodigy al Metal. Fenomeno

Tipa riccia che piaceva a Gnolo - SV: prima accetta di ballare un lento con Gnolo poi improvvisamente scoppia in lacrime. Imprevedibile.

Berga - SV: non lo conosco ma è un personaggio. Si presenta con giacchetta, maglietta con lingua dei Rolling Stones, jeans con zip (volutamente?) aperta e occhiali da sole con montatura in plastica fucsia. Eccentrico

Gnolo - 9: Arriva da Roma e si colloca a casa mia dove rischia di essere azzannato dalla mia cagna. Si dimostra sempre lo stesso SdS di sempre, poco organizzato, poco responsabile, super divertente. Spacca alla grande assieme agli altri due cazzoni dei Kings of Ka, si lancia nei classici balli psichedelici, balla con la riccia che per qualche motivo scoppia a piangere (che cazzo combini?). Bizzarro!

Ari e Mike - 10: perfetti. Glory to the Brave!

mercoledì 12 gennaio 2011

Gambei!


Succede spesso da queste parti di dover partecipare a pranzi e cene di lavoro; in genere dopo la firma di un contratto, dopo un meeting di una certa importanza ma a volte anche senza un motivo particolare, le varie imprese e società invitano tutti a mangiare. A seconda delle occasioni si passa da lussuosi ristoranti con stanzetta riservata con il classico tavolone rotondo con disco rotante centrale e draghi dipinti sulle pareti a ristoranti più modesti (bettole) pieni di fumo e con chopstick (bacchette) poco lavate. L'elemento comune sempre presente è il famigerato Baijiu, di cui parlerò a breve.
In genere preferisco i pranzi in posti non troppo chickettosi, dove l'ambiente è più rilassato e dove in genere il numero di portate è inferiore e si finisce prima. E dove in genere capisco cosa sto mangiando.
Nelle cene più lussuose invece i piatti non si contano e ormai non chiedo nenache più cosa contengono. Spesso nemmeno i cinesi lo sanno. Bene o male la regola è che più la combinazione degli ingredienti è strana e più il piatto è considerato raffinato. Alcuni esempi di cibarie strane che ho assaggiato sono:
- zuppa di pinna di pescecane. Io mi immaginavo un brodo con una pinna galleggiante. Invece si tratta di una brodaglia gelatinosa dal sapore di calzino (non che ne abbia mai assaggiato uno) che costa pure tanto.
- piedi d'anatra al wasabi
- funghi "orecchia del legno" nelle combinazioni più svariate
- granchi crudi marinati nell'alcool
- pelle di non ricordo che animale, che sia nell'aspetto che nel sapore si confonde con la trippa di agnello
- coni di pasta di mais ripieni di tentacoli di polipo caramellati
- le temibili uova dei cent'anni: uova dal colore nero che inizialmente mi piacevano pure finchè ho scoperto la procedura di preparazione. In breve si sepolgono delle uova in terra mista a calce viva e altre sostanze chimiche e lì si lasciano a "cuocere" (marcire?) per un paio di mesi.
- il famigerato cetriolo di mare (oluturia), stronzo di mare per gli amici. Su questo apro una digressione: per qualche motivo ai cinesi piace proprio e sono disposti a pagare pure un bel po' pur di assaporarlo. In ogni cena che si rispetti deve essere presente, se offri una cena e non lo ordini sei un marcione. Secondo la medicina cinese, che ha una tradizione di 5000 anni, e 5000 anni fa ne sapevano a pacchi, lo stronzo di mare possiede proprietà magiche per fertilità femminile ed è un ottimo sostituto del viagra. Secondo la tradizione occidentale invece è un viscido, gelatinoso e insapore vermone bitorzoluto. Mah...

Ora, per mandare giù tutto questo ben di dio, bisogna bere una bevanda saporita. Chi non beve alcolici si beve il tè verde. Anche qui avrei da ridire ma per questa volta lasciamo perdere. Ad ogni modo gli astemi non contano niente. Tutti i non astemi invece devono sorbirsi il Baijiu. Il Baijiu, che è un distillato di riso (credo) ed altri tesori della campagna cinese, fa perlomeno 54°. Un Baiju che si rispetti ne fa 57. Quindi tra una lingua d'anatra e un boccone di piede di maiale, giù uno shot di Baijiu. Ora un super alcolico che faccia passare la sete non lo ho ancora trovato, ma così è, si beve quello e non si discute. E poi ci sono i brindisi; se qualcuno brinda alla tua salute mica si può bere solo un sorsetto! Bisogna bersi di resta tutto il bicchierino. E i "gambei" (cin cin) per gli stranieri presenti non si contano. L'aspetto positivo è che se dopo tutto questo si riesce a mantenere un aspetto abbastanza sobrio si guadagnerà immancabilmente un certo rispetto. Un master o l'esperienza sul lavoro non contano. Conta saper bere. Regole del machismo cinese. L'aspetto negativo è che ogni volta che si viene invitati a pranzo c'è da mettere in preventivo di star male per un giorno e mezzo, oltre al fatto che si verificano le premesse per rimettere in discussione quanto deciso, scritto, approvato e firmato nel meeting di due ore prima.
Gambei!

martedì 5 ottobre 2010

Sarà grave?


E' proprio vero, la Cina ti cambia...non so dire se in meglio o in peggio, ma di sicuro ti cambia. E lo si nota nelle piccole cose di tutti i giorni. Ragionavo su questo fatto poco tempo fa, dopo che all'interno dell'ascensore ho cominciato a premere con una certa fretta il pulsante chiudi porta (>|<). In Italia non mi sono probabilmente mai reso conto esistesse tale pulsante. Le porte si chiudono da sole, che fretta c'è? Qui invece tutti hanno fretta di chiudere le porte, soprattutto se sentono dei passi di gente che si avvicina. Sia mai che questi nuovi utenti dell'ascensore facciano perdere 5 secondi di tempo...E poi fretta per cosa? Per andare a chattare su QQ? Fatto sta che è un comportamento contagioso, e mi sono ritrovato col farlo pure io. Di seguito una lista di cose del tutto normali da queste parti, che se facessi in Italia tanto normali non sarebbero.

Qui è normale chiamare i camerieri a voce alta, sempre con una certa impazienza. E' anche normale che i camerieri non si degnino di voltarsi, quindi li si chiama a voce sempre più alta. E' normale impiegarci cinque minuti, col cameriere che ti fissa, per scegliere i piatti, non da fastidio sentire il cameriere che dice che metà delle cose ordinate non ci sono e spesso è normale lasciare il tavolo (la tovaglia è rara) simile ad un campo di battaglia pieno di gocce di olio o pezzi di cibarie e fazzoletti usati sparsi ovunque. Nessuno ti guarda male se te ne vai senza ringraziare e senza salutare.

Appena entrati in casa ci si toglie le scarpe (per evitare di portare in giro per casa le schifezze delle strade di Pechino).

Sulla metro si cerca di salire prima che la gente scenda e non c'è pietà per nessuno.

Tutti sanno che le strisce pedonali da queste parti sono una decorazione. Nessuno si ferma per far passare la gente, ma è pur vero che il codice della strada dà ragione ai pedoni. Quindi, sia a piedi sia in bici, si possono sfidare le autovetture (non gli autobus) con sguardi minacciosi cercando di attraversare infischiandosene degli immancabili colpi di clacson (e talvolta insulti). Si rischia la vita tutte le volte ma non ci si fa più caso.

Ai meeting di lavoro, dopo i primi dieci minuti, è normale stufarsi, cominciare a parlare coi vicini di altri argomenti, fare telefonate e non sapere a fine meeting cosa si sia deciso.

Alle cene di lavoro è normale ubriacarsi.

Non guardo più la televisione. Niente di niente. In cambio guardo un sacco di dvd contraffatti.

In Italia non salirei mai su un taxi dicendo "vai dritto". Qui si, anche sapessi dire all'autista l'indirizzo probabilmente non capirebbe. Quindi, vai dritto, gira a destra, dritto, arrivati! E' normale prendere un taxi per fare 500 metri.

Alle code per i biglietti del treno si prende quello che cerca di superare per una spalla e con una certa nonchalance lo si rispinge indietro. Non si fa caso alle sue proteste peraltro incomprensibili.

Va benissimo attraversare la strada in bici con il rosso con qualcuno in piedi sul portapacchi, con il telefono in una mano davanti a un vigile. Anche i vigili sono decorativi.

Non da fastidio vedere gente al ristorante o in qualunque altro posto a torso nudo, o con la maglietta arrotolata fin sotto le ascelle (Devo ancora capire il perchè lo facciano). Allo stesso modo non fa più ridere vedere gente che gira per strada in pigiama con le pantofole di casa o col classico completo del pensionato cinese: maglia del pigiama, calzoncini, calzini fino al ginocchio e mocassini in finta pelle.

I vicini di pianerottolo (Cinesi, non laowai) non salutano, ma non mi interrogo più sul perchè.

Minacciare un operaio di prenderlo a pugni rientra nella prassi.

Indossare abiti contraffatti è un must.

Flight delayed


Ricordo che tempo fa qualcuno da queste parti si bullava di come gli aerei in Cina, e in particolare i voli Airchina, non siano mai in ritardo. Può anche darsi che durante le tre settimane delle olimpiadi sia effettivaente stato così, probabilmente un ritardo di 5 minuti sarebbe stato punito con la pena capitale per piloti, hostess e uomini radar. Ma ultimamente le cose sonodel tutto diverse. Due esempi: 1. Mi capita di dover volare spesso a Shanghai per lavoro. Negli ultimi 3 mesi avrò fatto all’incirca una decina di viaggi. Bene, su 20 voli tra andate e ritorni, ricordo un solo volo in orario. Il ritardo medio si aggira sui 30 minuti all’andata e sull’ora al ritorno. La media si alza vertiginosamente se considero il caso eccezionale del giorno del temporale su Shanghai. Volo previsto per le 19.10, alle 19 comincia a piovere a dirotto fino all’incirca alle 22 e dopo una notte passata sui sedili dell’aeroporto tra rivolte popolari e dopo aver visto diversi voli partire senza troppi problemi, decolliamo alle 5 del mattino dopo. Lo stesso giorno alle 10.30 ho il volo per tornare in Italia. Atterro quindi a Pechino verso le 7, corro a casa, finisco la valigia, ri-corro in aeroporto e mi imbarco appena in tempo sul mio bel volo per Francoforte. 2. Giugno, volo di ritorno dalla Thailandia. Volo Airchina, previsto per mezzanotte. Al check-in ci comunicano che il volo è in ritardo causa maltempo a Pechino. Parentesi, se piove a Pechino si può proprio dire “governo ladro!”, dato che spesso la pioggia è provocata ad hoc con la dispersione in cielo di elementi chimici sulla cui tossicità non mi posso e voglio pronunciare. Allo stesso modo è curioso vedere come durante le grandi occasioni (apertura olimpiadi, giornata della repubblica ecc, il cielo, solitamente grigio/bianco sia incredibilmente azzurro. Partiamo alle 3 del mattino; dopo 5 ore di volo, in prossimità di Pechino, ci viene annunciato che causa tempesta di sabbia sulla capitale il volo verrà dirottato su Shijiazhuang, località nota per non avere niente di interessante. Atterriamo in questo posto desolato....non essendo un aeroporto internazionale non è possibile svolgere le procedure di immigrazione, quindi ce ne stiamo seduti in aereo ad aspettare. Quindi aspettiamo...aspettiamo...aspettiamo...nel frattempo chiamo un mio amico a Pechino che mi smentisce la presenza di una tempesta di sabbia. Ha semplicemente piovuto diverse ore prima. Dopo cinque ore di attesa cominciano le sommosse di piccoli gruppi cappeggiati probabilmente dagli incalliti fumatori cinesi che si vedono negato il loro diritto a una sigaretta. Dopo sette ore, poco prima del probabile linciaggio di uno steward, finalmente il comandante riceve l’ok a ripartire dalla torre di controllo. Mi sorge il dubbio che si fossero semplicemente dimenticati di noi. Ora mi chiedo, è possibile che tutte le volte che c’è un ritardo tirano fuori la palla della tempesta di sabbia o del supertemporale? Non possono semplicemente ammettere che non riescono a gestire un gran chè bene i due principali aeroporti della Cina? Pensandoci bene, visto il regime, NON possono...ma allora se tutti i voli partono con una media di 45 minuti di ritardo, perchè non rifanno le tabelle degli orari scalando le partenze di tre quarti d’ora, così che i voli con i nuovi orari possono partire relativamente in orario con buona pace di tutti? E perchè c’è ancora qualcuno che non ammette che Airchina fa schifo?

domenica 25 aprile 2010

Shanghai: per il laowai che non deve chiedere, mai!


Un venerdì sera di inizio marzo decido improvvisamente che è giunto il momento di visitare Shanghai. Daltronde sono qui da un bel po’ e non ho ancora visto la “Parigi d’oriente”, la citta più grande e moderna della Cina. Prenoto il volo e sabato alle 5 mi alzo, non senza fatica, per andare in aeroporto. Esco e nevica. A Shanghai forse farà più caldo...Arrivo all’aeroporto di Hongqiao, il secondo di Shanghai...un po’ deludente, piuttosto piccolo. E sembra di essere già quasi in centro. Tutti mi avevano detto che Shanghai è costosa, ma io per 40 Euri ho trovato un albergo con king size business room e river view, drink di benvenuto, tutti i comfort necessari e superflui, TV al plasma da 42” concanali internazionali, personale che parla inglese (che da queste parti non è così scontato) e soprattutto è pulito.
Si notano subito alcune differenze rispetto a Pechino; la città, benchè enorme, è molto a misura d’uomo. Le strade del centro non sono larghe come due campi da calcio, ci sono molti più negozi lungo le vie, le case sono più basse (grattacieli a parte), i colpi di clacson sono ogni 5 sec anzichè ogni 2, la cameriera dello Starbucks parla inglese. Sembra quasi una città europea, e sembra che qui la gente abbia la concezione di “passeggiata” o “giro in centro”, “giro al Sass” per i trentini, anzichè quella di “giro allo shopping mall” dei pechinesi. Più europea dicevo, il chè può fare piacere, ma mancano forse quelle scene di cinesità rurale trash tipiche di altre città meno modernizzate.
Ogni 50 metri c’è qualcuno che vuole vendermi un rolex o una borsa di Chanel. Al quinto venditore chiedo se è interessato al mio cellulare vecchio 7 anni. Sembra disposto a darmi 50 Euri...che voglia venderlo come antiquariato?
Secondo giorno, visita ai grattacieli vicino al fiume con vista panoramica dalla cima della Pearl tower. Dai 400 m del punto panoramico si avrebbe una bella visuale se non fosse per la nebbia. Comunque 15 euro per prendere un ascensore sembrano un po’ rubati. La “hostess” dell’ascensore ripete in cinese e inglese qualcosa tipo: “benvenuti nella Pear Tower, la torre più alta di Shanghai e la terza del mondo. L’ascensore sta viaggiando a una velocità di 3 m/s...sono distratto dalla sua espressione scazzatissima. Probabilmente oggi è la 150esima volta che ripete la stessa frase. Quando le porte si aprono le chiedo qualcosa e non mi sorprendo quando mi gurada stupita come per dire: nessuno mi ha detto che devo rispondere a eventuali domande, io sono pagata per ripetere “la frase”. Lascio perdere...
Uscito dalla torre mi predo un cappuccino in una copia cinese dello Starbucks. Il cappuccino è ovviamente un beverone da 0,5 l. Sul tavolino a fianco al mio si siede un tipo sulla sessantina. Una ragazza gli si siede di fronte e chiede al vecchio (o ameno penso che abbia chiesto):
- Scusi, potrebbe sedersi sul tavolino dietro di lei, già occupato da una persona ma con una sedia libera? Così su questo possiamo sederci io e il mio ragazzo.
- Non ci penso nemmeno, hahaha
- Noi siamo in due, Lei è da solo...
- Aspettate il vostro turno, sono arrivato prima io, perchè dovrei andare a sedermi vicino a una sconosciuta? Se volete aspettare aspettate e se no andate in mona, hahaha.
Arriva il ragazzo, prende una sedia e si siede tra la tipa e il vecchio. Cominciano gli sguardi di sfida.
- perchè minchia non ti siedi lì dietro, vecchio?
- Siediti tu con quella racchia lì dietro!
- Che cazzo ti costa vecchio bastardo?
- Che cazzo ti costa a te aspettare? Sono arrivato prima io, vai fuori dai coglioni
- Vecchio di merda!
Il giovane si alza assieme alla tipa per uscire, e nel farlo tira uno schiaffo all'anziano facendo rimbombare il locale. A questo punto il vecchio lo insegue brandendo un giornale arrotolato. La scena si sposta all’esterno dove i due si prendono a sberle; la ragazza cerca di separarli e la solita folla di guardoni si forma attorno ai tre. Il tutto si conclude con il ragazzo che tira il bicchierone di frappuccino gusto caramel addosso al vecchio e se ne va. Quanto mi piacciono questi Chinese Drama!
Torno a Pechino. Nevica ancora. C’è una coda lunghissima di gente per i taxi ma essendo tardi non ho altre alternative per tornare a casa. Quando arriva il mio turno il tipo che direge le operazioni mi indica il mio taxi. Entro in macchina sul sedile posteriore (in Cina non mi siedo mai davanti, le sventate d'alito all'aglio dei tassisti sono famose) e mi siedo. Sto per chiudere la porta quando un cinese cerca di entrare nel posto davanti. Lo guardo con aria interrogativa. Mi guarda a sua volta e mi fa:
- this is my taxi.
- e perchè sarebbe tuo?
- quel tipo mi ha indicato questa macchina.
- il fatto che io ero già qui seduto significa che o quel tipo si è sbagliato o ti sei sbagliato tu.
Mi fissa con aria stupita...fa niente, sono stanco, nevica e non ho voglia di litigare. Esco, faccio due metri e prendo il taxi subito dietro.

In conclusione: DJ Justice of Hell vi invita cordialmente a visitare Shanghai.