martedì 5 ottobre 2010

Sarà grave?


E' proprio vero, la Cina ti cambia...non so dire se in meglio o in peggio, ma di sicuro ti cambia. E lo si nota nelle piccole cose di tutti i giorni. Ragionavo su questo fatto poco tempo fa, dopo che all'interno dell'ascensore ho cominciato a premere con una certa fretta il pulsante chiudi porta (>|<). In Italia non mi sono probabilmente mai reso conto esistesse tale pulsante. Le porte si chiudono da sole, che fretta c'è? Qui invece tutti hanno fretta di chiudere le porte, soprattutto se sentono dei passi di gente che si avvicina. Sia mai che questi nuovi utenti dell'ascensore facciano perdere 5 secondi di tempo...E poi fretta per cosa? Per andare a chattare su QQ? Fatto sta che è un comportamento contagioso, e mi sono ritrovato col farlo pure io. Di seguito una lista di cose del tutto normali da queste parti, che se facessi in Italia tanto normali non sarebbero.

Qui è normale chiamare i camerieri a voce alta, sempre con una certa impazienza. E' anche normale che i camerieri non si degnino di voltarsi, quindi li si chiama a voce sempre più alta. E' normale impiegarci cinque minuti, col cameriere che ti fissa, per scegliere i piatti, non da fastidio sentire il cameriere che dice che metà delle cose ordinate non ci sono e spesso è normale lasciare il tavolo (la tovaglia è rara) simile ad un campo di battaglia pieno di gocce di olio o pezzi di cibarie e fazzoletti usati sparsi ovunque. Nessuno ti guarda male se te ne vai senza ringraziare e senza salutare.

Appena entrati in casa ci si toglie le scarpe (per evitare di portare in giro per casa le schifezze delle strade di Pechino).

Sulla metro si cerca di salire prima che la gente scenda e non c'è pietà per nessuno.

Tutti sanno che le strisce pedonali da queste parti sono una decorazione. Nessuno si ferma per far passare la gente, ma è pur vero che il codice della strada dà ragione ai pedoni. Quindi, sia a piedi sia in bici, si possono sfidare le autovetture (non gli autobus) con sguardi minacciosi cercando di attraversare infischiandosene degli immancabili colpi di clacson (e talvolta insulti). Si rischia la vita tutte le volte ma non ci si fa più caso.

Ai meeting di lavoro, dopo i primi dieci minuti, è normale stufarsi, cominciare a parlare coi vicini di altri argomenti, fare telefonate e non sapere a fine meeting cosa si sia deciso.

Alle cene di lavoro è normale ubriacarsi.

Non guardo più la televisione. Niente di niente. In cambio guardo un sacco di dvd contraffatti.

In Italia non salirei mai su un taxi dicendo "vai dritto". Qui si, anche sapessi dire all'autista l'indirizzo probabilmente non capirebbe. Quindi, vai dritto, gira a destra, dritto, arrivati! E' normale prendere un taxi per fare 500 metri.

Alle code per i biglietti del treno si prende quello che cerca di superare per una spalla e con una certa nonchalance lo si rispinge indietro. Non si fa caso alle sue proteste peraltro incomprensibili.

Va benissimo attraversare la strada in bici con il rosso con qualcuno in piedi sul portapacchi, con il telefono in una mano davanti a un vigile. Anche i vigili sono decorativi.

Non da fastidio vedere gente al ristorante o in qualunque altro posto a torso nudo, o con la maglietta arrotolata fin sotto le ascelle (Devo ancora capire il perchè lo facciano). Allo stesso modo non fa più ridere vedere gente che gira per strada in pigiama con le pantofole di casa o col classico completo del pensionato cinese: maglia del pigiama, calzoncini, calzini fino al ginocchio e mocassini in finta pelle.

I vicini di pianerottolo (Cinesi, non laowai) non salutano, ma non mi interrogo più sul perchè.

Minacciare un operaio di prenderlo a pugni rientra nella prassi.

Indossare abiti contraffatti è un must.

Flight delayed


Ricordo che tempo fa qualcuno da queste parti si bullava di come gli aerei in Cina, e in particolare i voli Airchina, non siano mai in ritardo. Può anche darsi che durante le tre settimane delle olimpiadi sia effettivaente stato così, probabilmente un ritardo di 5 minuti sarebbe stato punito con la pena capitale per piloti, hostess e uomini radar. Ma ultimamente le cose sonodel tutto diverse. Due esempi: 1. Mi capita di dover volare spesso a Shanghai per lavoro. Negli ultimi 3 mesi avrò fatto all’incirca una decina di viaggi. Bene, su 20 voli tra andate e ritorni, ricordo un solo volo in orario. Il ritardo medio si aggira sui 30 minuti all’andata e sull’ora al ritorno. La media si alza vertiginosamente se considero il caso eccezionale del giorno del temporale su Shanghai. Volo previsto per le 19.10, alle 19 comincia a piovere a dirotto fino all’incirca alle 22 e dopo una notte passata sui sedili dell’aeroporto tra rivolte popolari e dopo aver visto diversi voli partire senza troppi problemi, decolliamo alle 5 del mattino dopo. Lo stesso giorno alle 10.30 ho il volo per tornare in Italia. Atterro quindi a Pechino verso le 7, corro a casa, finisco la valigia, ri-corro in aeroporto e mi imbarco appena in tempo sul mio bel volo per Francoforte. 2. Giugno, volo di ritorno dalla Thailandia. Volo Airchina, previsto per mezzanotte. Al check-in ci comunicano che il volo è in ritardo causa maltempo a Pechino. Parentesi, se piove a Pechino si può proprio dire “governo ladro!”, dato che spesso la pioggia è provocata ad hoc con la dispersione in cielo di elementi chimici sulla cui tossicità non mi posso e voglio pronunciare. Allo stesso modo è curioso vedere come durante le grandi occasioni (apertura olimpiadi, giornata della repubblica ecc, il cielo, solitamente grigio/bianco sia incredibilmente azzurro. Partiamo alle 3 del mattino; dopo 5 ore di volo, in prossimità di Pechino, ci viene annunciato che causa tempesta di sabbia sulla capitale il volo verrà dirottato su Shijiazhuang, località nota per non avere niente di interessante. Atterriamo in questo posto desolato....non essendo un aeroporto internazionale non è possibile svolgere le procedure di immigrazione, quindi ce ne stiamo seduti in aereo ad aspettare. Quindi aspettiamo...aspettiamo...aspettiamo...nel frattempo chiamo un mio amico a Pechino che mi smentisce la presenza di una tempesta di sabbia. Ha semplicemente piovuto diverse ore prima. Dopo cinque ore di attesa cominciano le sommosse di piccoli gruppi cappeggiati probabilmente dagli incalliti fumatori cinesi che si vedono negato il loro diritto a una sigaretta. Dopo sette ore, poco prima del probabile linciaggio di uno steward, finalmente il comandante riceve l’ok a ripartire dalla torre di controllo. Mi sorge il dubbio che si fossero semplicemente dimenticati di noi. Ora mi chiedo, è possibile che tutte le volte che c’è un ritardo tirano fuori la palla della tempesta di sabbia o del supertemporale? Non possono semplicemente ammettere che non riescono a gestire un gran chè bene i due principali aeroporti della Cina? Pensandoci bene, visto il regime, NON possono...ma allora se tutti i voli partono con una media di 45 minuti di ritardo, perchè non rifanno le tabelle degli orari scalando le partenze di tre quarti d’ora, così che i voli con i nuovi orari possono partire relativamente in orario con buona pace di tutti? E perchè c’è ancora qualcuno che non ammette che Airchina fa schifo?

domenica 25 aprile 2010

Shanghai: per il laowai che non deve chiedere, mai!


Un venerdì sera di inizio marzo decido improvvisamente che è giunto il momento di visitare Shanghai. Daltronde sono qui da un bel po’ e non ho ancora visto la “Parigi d’oriente”, la citta più grande e moderna della Cina. Prenoto il volo e sabato alle 5 mi alzo, non senza fatica, per andare in aeroporto. Esco e nevica. A Shanghai forse farà più caldo...Arrivo all’aeroporto di Hongqiao, il secondo di Shanghai...un po’ deludente, piuttosto piccolo. E sembra di essere già quasi in centro. Tutti mi avevano detto che Shanghai è costosa, ma io per 40 Euri ho trovato un albergo con king size business room e river view, drink di benvenuto, tutti i comfort necessari e superflui, TV al plasma da 42” concanali internazionali, personale che parla inglese (che da queste parti non è così scontato) e soprattutto è pulito.
Si notano subito alcune differenze rispetto a Pechino; la città, benchè enorme, è molto a misura d’uomo. Le strade del centro non sono larghe come due campi da calcio, ci sono molti più negozi lungo le vie, le case sono più basse (grattacieli a parte), i colpi di clacson sono ogni 5 sec anzichè ogni 2, la cameriera dello Starbucks parla inglese. Sembra quasi una città europea, e sembra che qui la gente abbia la concezione di “passeggiata” o “giro in centro”, “giro al Sass” per i trentini, anzichè quella di “giro allo shopping mall” dei pechinesi. Più europea dicevo, il chè può fare piacere, ma mancano forse quelle scene di cinesità rurale trash tipiche di altre città meno modernizzate.
Ogni 50 metri c’è qualcuno che vuole vendermi un rolex o una borsa di Chanel. Al quinto venditore chiedo se è interessato al mio cellulare vecchio 7 anni. Sembra disposto a darmi 50 Euri...che voglia venderlo come antiquariato?
Secondo giorno, visita ai grattacieli vicino al fiume con vista panoramica dalla cima della Pearl tower. Dai 400 m del punto panoramico si avrebbe una bella visuale se non fosse per la nebbia. Comunque 15 euro per prendere un ascensore sembrano un po’ rubati. La “hostess” dell’ascensore ripete in cinese e inglese qualcosa tipo: “benvenuti nella Pear Tower, la torre più alta di Shanghai e la terza del mondo. L’ascensore sta viaggiando a una velocità di 3 m/s...sono distratto dalla sua espressione scazzatissima. Probabilmente oggi è la 150esima volta che ripete la stessa frase. Quando le porte si aprono le chiedo qualcosa e non mi sorprendo quando mi gurada stupita come per dire: nessuno mi ha detto che devo rispondere a eventuali domande, io sono pagata per ripetere “la frase”. Lascio perdere...
Uscito dalla torre mi predo un cappuccino in una copia cinese dello Starbucks. Il cappuccino è ovviamente un beverone da 0,5 l. Sul tavolino a fianco al mio si siede un tipo sulla sessantina. Una ragazza gli si siede di fronte e chiede al vecchio (o ameno penso che abbia chiesto):
- Scusi, potrebbe sedersi sul tavolino dietro di lei, già occupato da una persona ma con una sedia libera? Così su questo possiamo sederci io e il mio ragazzo.
- Non ci penso nemmeno, hahaha
- Noi siamo in due, Lei è da solo...
- Aspettate il vostro turno, sono arrivato prima io, perchè dovrei andare a sedermi vicino a una sconosciuta? Se volete aspettare aspettate e se no andate in mona, hahaha.
Arriva il ragazzo, prende una sedia e si siede tra la tipa e il vecchio. Cominciano gli sguardi di sfida.
- perchè minchia non ti siedi lì dietro, vecchio?
- Siediti tu con quella racchia lì dietro!
- Che cazzo ti costa vecchio bastardo?
- Che cazzo ti costa a te aspettare? Sono arrivato prima io, vai fuori dai coglioni
- Vecchio di merda!
Il giovane si alza assieme alla tipa per uscire, e nel farlo tira uno schiaffo all'anziano facendo rimbombare il locale. A questo punto il vecchio lo insegue brandendo un giornale arrotolato. La scena si sposta all’esterno dove i due si prendono a sberle; la ragazza cerca di separarli e la solita folla di guardoni si forma attorno ai tre. Il tutto si conclude con il ragazzo che tira il bicchierone di frappuccino gusto caramel addosso al vecchio e se ne va. Quanto mi piacciono questi Chinese Drama!
Torno a Pechino. Nevica ancora. C’è una coda lunghissima di gente per i taxi ma essendo tardi non ho altre alternative per tornare a casa. Quando arriva il mio turno il tipo che direge le operazioni mi indica il mio taxi. Entro in macchina sul sedile posteriore (in Cina non mi siedo mai davanti, le sventate d'alito all'aglio dei tassisti sono famose) e mi siedo. Sto per chiudere la porta quando un cinese cerca di entrare nel posto davanti. Lo guardo con aria interrogativa. Mi guarda a sua volta e mi fa:
- this is my taxi.
- e perchè sarebbe tuo?
- quel tipo mi ha indicato questa macchina.
- il fatto che io ero già qui seduto significa che o quel tipo si è sbagliato o ti sei sbagliato tu.
Mi fissa con aria stupita...fa niente, sono stanco, nevica e non ho voglia di litigare. Esco, faccio due metri e prendo il taxi subito dietro.

In conclusione: DJ Justice of Hell vi invita cordialmente a visitare Shanghai.

domenica 4 aprile 2010

La printing company deve morire


Settembre 2009: dopo diversi cambiamenti di programma dovuti a ritardi sulla costruzione e impegni del ministro onorevole P. finalmente si inaugura il benedetto edificio del quattro ci (nome in codice). Per l’occasione la mia ditta, F, mi chiede di far stampare qualche centinaia di libri di presentazione dell’edificio in questione. Parte dei libri saranno distrubuiti ai presenti alla cerimonia d’apertura e a successivi clienti, potenziali clienti, conoscenti ecc in Cina. Un’altra parte verrà invece portata in Italia. Sarà infatti utilizzata presso una fiera che si terrà martedì 22 settembre in Svizzera. Per l’occasione della cerimonia d’apertura, una delegazione di F viene in visita a Pechino. Poichè sarebbero rientrati in Italia giovedì 17, pensiamo di approfittarne per portare in patria i libri per la fiera senza dover pagare spese di spedizione.
La segretaria contatta una printing company di Pechino:
“Dobbiamo stampare 300 libri entro mercoledì sera, 100 del tipo A, 100 del tipo B, 50 tipo C e 50 tipo D, è possibile?”
“Si, nessun problema, li consegneremo mercoledì alle ore 18.00”
“Grazie, arrivederci”
Mercoledì pomeriggio la segretaria mi chiama:
“Ha chiamato la printing company, dicono che sono un po’ in ritardo e consegnano verso le 20”
“Va bene, vai pure a casa, alle 20 passo io in ufficio e prendo i pacchi”.
Aspetto in ufficio...alle 21 chiamo la segretaria :”potresti chiamare quelli dei libri e chiedere dove sono? Li sto aspettando da un’ora...”
La segretaria chiama e mi richiama: “Hanno detto che stanno cenando, i libri sono pronti e li porteranno verso le 22”
“Come cenando? Io sono qui che aspetto e questi venno al ristorante senza dire niente? Richiamali e dì loro che, dato che adesso vado a cena anche io, me li portino direttamente all’hotel dove stanno i miei colleghi italiani”
“Ok”
Alle 22 sono all’hotel. Alle 23 richiamo la segretaria: “perfavore, richiama questi coglioni e chiedi dove sono”
La segretaria mi richiama dopo 2 minuti: “si, li ho sentiti, stanno arrivando, sono per strada”.
La Fiona mi raggiunge all’hotel...conoscendo la scarsa capacità di imporsi della segretaria, chiedo alla Fiona di parlare direttamente con i coglioni.
“Dove cavolo siete?”
“Stiamo cercando una macchina per venire lì”
“Ma prendete per il culo? Un’ora fa eravate per strada e adesso non avete una macchina?”
“eh...si...perchè...abbiamo avuto un problema con la rilegatura”
“Cosa centra la rilegatura? 3 ore fa i libri erano pronti e li stavate portando. I libri sono pronti o no?”
“Si, stiamo cercando una macchina, la macchina della ditta non parte...”
“Prendete un taxi! Vi stiamo aspettando dalle 6, quanto tempo volete farci perdere?”
“Si va bene”
“No, non va bene....prendete un taxi e venite subito”
A mezzanotte richiamiamo...nessuna risposta. E così per un’altra ora buona.
All’una rispondono...sono ormai un fungo atomico sterminatore...”State portando i maledetti libri o cosa? Sapete quante ore abbiamo aspettato? I libri sono pronti o che? Siete riusciti a prendere uno dei 100mila taxi di pechino?”
“Riusciamo a portarveli alle 2:30”
“Ok...basta così...portatemeli domani mattina alle 6.30” Se non vi vedo alle 6.30 vengo personalmente nel vostro studio e la cosa non sarà piacevole.
“Non c’è problema”

Sono sfinito...mi trascino fino a casa che per fortuna non è lontana...dormo quel poco che mi resta da dormire.
Alle 6.30, orario dettato dall’orario di partenza dei colleghi, arrivo all’hotel. Incredibile, la printing company arriva. Si scusano per il ritardo...
“Si, non c’è problema, sono appena arrivato...”
Mi consegnano la prima scatola. 50 libri tipo C, perfetto.
Seconda scatola: 50 libri tipo D...bene.
Terza scatola: 20 libri tipo A...ok, questi sono più grossi, ce ne stanno meno in una scatola...portatemi le altre..
“No, non ci sono altre scatole...sono tutti qui”
“Scusa??”
“Questi sono tutti i libri”
“Facciamo un double check per sicurezza, ma a me pare ne manchino...tipo 180 su 300. O forse avete inserito 180 libri all’interno degli altri? Forse c’è un doppiofondo nelle scatole?
“No, 120 libri...questi sono quelli che abbiamo”
Mi trattengo a stento dal fare uno scempio.
“Dove cazzo sono gli altri libri???” Fra 10 minuti devo consegnarli perchè vengano portati in Italia!
“Ora chiamo l’ufficio e chiedo”
“si bravo, chiama l’ufficio”
“Non sono arrivati a farli”
“Scusa ma siete stati voi a dirmi che non avevate problemi a farli. E adesso io cosa dovrei fare? Ieri sera mi avevate detto che erano pronti. Ora ho la certezza che mi prendavate per il culo. Dico bene?”
“No no”
“si si!! Ora ti dico adesso cosa! Dovete finire i maledetti libri e spedirli in italia entro lunedì!”
“si capisco”
“perfetto...allora se hai capito dimmi se riuscite a farlo. E ovviamente la spedizione la pagate voi!”
“si”
“bene...ora non vi voglio più vedere! Voglio solo vedere i libri che arrivano in ufficio in Italia lunedì”
“Ok”

In giornata chiedo alla segretaria di richiamarli e di assicurarsi che spediscano con DHL, che suppongo sia l’unico corriere che riesca a fare la consegna in tempo.
“li ho chiamati, hanno detto che non c’è problema, i libri sono pronti, DHL fa la spedizione sabato e consegna lunedì in Italia”
“siamo sicuri?”
“Si, mi hanno già dato il numero di spedizione...”
“Sarà...”

Lunedì 21 chiamo in Italia: “sono arrivati i libri?”
“neanche l’ombra”
“perfetto...ora sì che il boss mi fa il culo”
Chiamo la segretaria :”dove minchia sono i nostri libri? Rintraccia DHL”
Mezzora dopo mi richiama: “i libri sono ad Hong Kong, la printing company non ha usato DHL ma un’altro corriere...”
“Va bene...non dire altro...non voglio più saperne...solo non pagare la printing company. Non dargli un fottuto RMB”

Passano i mesi...la vicenda sembra dimenticata quando M, la nostra accountant factotum italiana che parla perfettamente cinese mi chiama: “E’ comparsa in ufficio una tipa con la faccia da lumaca. E’ quella dei libri ricordì? Dice che a settembre ci hanno stampato 300 libri e oggi ci portano la fattura per il pagamento.”
“Indicale pure la porta, grazie”
“Dice che vuole parlare con te”
“Ok, ma io oggi sono in cantiere, se vuole può aspettare ma non arriverò molto presto. A differenza loro non racconto palle.”
Quando arrivo in ufficio, circa 5 ore dopo, la tipa se n’era andata. Bene, mi sono risparmiato di dover cacciare qualcuno a calci.
La tipa si ripresenta diverse volte nei giorni successivi. Alla terza volta mi prendo 5 minuti per parlarle. Cercando di mantenere la calma le spiego perchè non li pagheremo: “ vi abbiamo chiesto un servizio, la consegna dei libri entro una certa data, ed avete confermato che potevate farlo. Se ci aveste detto che non c’era abbastanza tempo ci saremmo rivolti a qualcun altro. I libri sono stati consegnati con un pesante ritardo, senza contare le ore che ho perso ad aspettarvi e che ovviamente nessuno mi pagherà. Quei libri, consegnati in ritardo, erano oramai inutili. Servivano per una fiera che al momento dell’arrivo dei libri in Italia era già terminata. E’ un po’ come se tu vai al ristorante ma hai un’ora di tempo per mangiare perchè poi hai un’appuntamento. Dopo un’ora te ne vai e il cibo non è ancora arrivato. Pagheresti il conto? L’unica cosa che posso fare è pagarti quei 120 libri che siete riusciti a portarci in zona cesarini.”
“No, non va bene...noi vogliamo che ci paghiate i 120 libri, più 100 libri A, più la spedizione, e che ci rispediate indietro i restanti libri B”
“Benchè non capisca che ve ne facciate dei libri B, mentre non vi interessano gli A, la spedizione non la paghiamo perchè era negli accordi. Se volete vi rispedisco tutti i libri, ma dovete pagarvi la spedizione.”
“No, non va bene, allora pagate tutti i libri e metà spedizione di andata e non rispedite i libri indietro”.
“Fuori di qui”

Il giorno dopo torna e consegna una lettera non timbrata e non firmata su carta non intestata con la richiesta di pagamento da parte del loro legal department (mah...che se ne farà una copisteria di un dipartimento legale?)
Rispondo con una lettera, volutamente su carta non intestata e non firmata, in cui ribadisco la nostra posizione. Comincio a rendermi conto però che per un pagamento di 600 euro sto perdendo anche troppo tempo. Quando la signorina lumaca viene a ritirare la mia lettera di risposta, chiede che io ci metta un timbro. Le riconsegno anche la sua e le dico che prima dovrebbe metterlo il suo forse legal department. Quando la accompagno alla porta le ricordo di non presentarsi più senza prima prendere un’appuntamento. Mi fa quasi pena perchè probabilmente pure lei non ha mica voglia di venire qui ogni giorno. Ma ci sarà un capo che minaccia di bastonarla se non porta a casa i soldi.
Seguono alcune telefonate tra la nostra accountant e la printing company, che minaccia di farci causa. A questo punto la nostra accountant, M, mi fa notare che anche se probabilemte non ci farebbero causa, che il legal department non esiste e che sono dei pezzenti, è mooolto meglio non addentrarsi nelle intricate vie legali per 600 euro, visto che i nostri avvocati quella cifra ce la chiedono per un’ora del loro tempo. Concordo.
Chiediamo di incontrarci con il manager della printing company. Arriva accompagnato dalla faccia di lumaca. Troviamo un compromesso. Paghiamo i libri con un certo sconto e non paghiamo la spedizione. Non sono affatto contento ma questa è la Cina. Faccio però presente al manager che a mio avviso farebbe meglio a licenziare quella tipa che si porta appresso. Siamo uno studio di ingegneria e non uno sportello delle lamentele, non possiamo perdere tempo con una che tutti i giorni arriva in studio senza avvisare, pretende di parlare un po’ con tutti, sbatte le porte e si permette di ritornare il giorno dopo. Faccio inoltre presente che sarà mia premura sconsigliare la loro copisteria a tutti quelli che potrebbero essere interessati a stampare qualunque cosa.
Torno al lavoro....o meglio alla mia scrivania...apro google...how to make napalm...invio.

E adesso?? (post semi-serio)


Sono in Cina da ormai più di un anno e mezzo. Devo dire che il tempo trascorso qui è passato piuttosto in fretta; guardando indietro posso direi che l’esperienza cinese è stata senza alcun dubbio positiva. Chi ha letto il mio blog potrebbe pensare che qui ci sia da diventare matti; ed infatti è così, ma le situazioni bizzarre in cui ci si ritrova, anche se sul momento potrebbero risultare fastidiose, lasciano poi ricordi divertenti. Posso effettivamente affermare di trovsrmi bene. Ma sono al corrente che l’avventura finirà, sia per questioni lavorative sia perchè non penso di voler restare qui per troppo tempo. Un po’ va bene ma non esageriamo. E a quanto pare il tempo di andarsene ptrebbe arrivare piuttosto presto. Gli ingegneri civili difficilmente possono farsi strada da soli nel mercato cinese. La concorrenza, soprattutto autoctona, è troppa, e se viene a mancare quella mano dall’alto che fa sempre partire i lavori importanti (tralascio per il momento quali meccanismi e presupposti fanno sì che la mano arrivi) la prospettiva è quella di chiudere la baracca. Nessuno lo dice esplicitamente, ma è nell’aria. A giugno dovrebbe terminare l’ultimo vero cantiere....e poi? E poi la mia presenza qui potrebbe risultare una spesa inutile. Quindi? Quindi non lo so...le opzioni sono diverse ma nessuna così semplice.
1) Potrei pensare di restare alla F e lavorare nella sede di Venice. Questa opzione la scarterei subito, intanto perchè il dialetto veneto mi irrita i timpani, e poi perchè da quelle parti si conoscono solo due cose: il lavoro e lo spritz.
2) Torno in Italia, mollo F e cerco un lavoretto a TN...che tristezza. Quella settimana passata a TN a natale mi ha fatto venire l’angoscia e la voce di spesa maggiore sarebbe nuovemante la benzina.
3) Resto a F e chiedo di essere mandato da qualche parte....sempre che abbiano bisogno di qualcuno che vada da qualche parte. Questa la posso tentare.
4) Mollo F e resto in Cina...see bravo! E cosa faccio? Lavoro come ingegnere? Non ce la fa F, ce la faccio io da solo? Oppure resto qui e apro un’attività di esportazione del libro rosso di Mao. Mah...non credo di avere grandi doti imprenditoriali.
5) (Per ora la più gettonata) Uso i prossimi mesi per cercare un’altro lavoro possibilmente per un’impresa italiana che lavora all’estero. Anche qui, sembra facile ma non lo è.
6) Apro www.mollotutto.it imparo le nozioni base e mi lancio all’avventura. D’altronde è da anni che si parla del Kukkas – Dieing Burning Cagna Bar sulla spiaggia con Dieing Scuba Diving Cagna School annesso.
Insomma, devo chiarirmi un po’ le idee. I vostri consigli sono ben accetti. Faccio questi ragionamenti mentre giro per il cantiere. Dietro l’angolo, all’interno di una stanza che se ricordo bene sarà l’ufficio del direttore di un noto istituto commerciale italiano, trovo un operaio che piscia sul muro.
“ Non c’è un cazzo di altro posto per pisciare!? “
sbraito in italiano minacciando di prenderlo a pugni..
L’operaio rimette tutto a posto, se la fa probabilmente un po’ addosso e scappa....santa pazienza....che faccio, resto?

lunedì 25 gennaio 2010

Questi sì che sono furbi...



Qualcuno può spiegarmi perchè c'è gente a Pechino (vai di video), che dopo che la neve è stata ammucchiata lungo i marciapiedi, come è normale, si prende la briga di ributtarla sulla strada?
Le opzioni sono 3:
1- il governo deve dare lavoro a tutti, anche se sono lavori inutili e controproducenti.
2 - questi personaggi vogliono i bordi della strada puliti, per dio!!
3 - siamo di fronte ai soliti coglioni.