domenica 15 febbraio 2009

Machismo made in China

Riprendiamo un post del Carlo (http://www.diemmeci.blogspot.com) ed adattiamolo all'impero celeste dei draghi della minchia...In China:
  1. Non sei un uomo se non bevi fino a star male
  2. Non sei un uomo se non fumi fino riempirti i bronchi di schifezze e di conseguenza...
  3. sei un gay se non scatarri rumorosamente per terra tutto quello che hai nei bronchi
  4. Sei una checca se guidando lasci la precedenza a qualcun altro (anche se sarebbe sua)
  5. Non sei un uomo se non riesci a prendere un posto a sedere in metro
  6. Sei un frocione se non mangi cibo piccante fino a bucarti lo stomaco e carbonizzarti le papille gustative.
  7. Sei un loser se lasci prevalere l'idea di un altro in una discussione. Nel caso succeda e vengano presi degli accordi diversi da quello che proponevi tu...
  8. ...you really suck se segui gli accordi sottoscritti e non fai di testa tua comunque.
Qualcuno mi ha spiegato che è sempre così...quando uno arriva qui è tutto entusiasta, poi arriva la fase del "ma sono finito in un mezzo a una tribù di handicappati?", per poi arrivare alla fase tre, quella dell'adattamento o quasi. Io sono in piena fase due.

sabato 7 febbraio 2009

Sichuan parte seconda (il Buddha ebete)




Dove eravamo rimasti? Ah si a Luzhou, nello Sichuan e al previsto commento del diemmeci. Un'amico del vecchio della Fiona ci dà un passaggio in auto Fino a Chengdu. L'auto in questione è un suv della Chery (marca cinese) e quando incontriamo il tizio all'interno ci sono già 3 persone (quattro col guidatore). Per fortuna uno è un bambino, comunque in totale siamo 6 e ci facciamo due ore e mezza belli ammucchiati in macchina. La guida tra l'altro è esasperante, ci superavano le corriere. Le autostrade cinesi sembrano un po' quelle italiane, ci sono i caselli per il pedaggio, due o tre corsie, la corsia di emergenza....la differenza è che la gente si ferma tranquillamente a bordo strada a fare un picnic e ci sono pure gruppi di persone che camminano lungo il guardrail (ma rigorosamente all'interno). Arriviamo a Chengdu e ci mettiamo alla ricerca di un albergo. Ne troviamo uno per 9 euro a notte...venduto. La camera è piccolissima, ovviamente non c'è il riscaldamento e il bagno è un cesso ma per 9 euro è perfetto. Chengdu sembra bella e pulita, meno incasinata di Pechino. Sto per uscire ma una telefonata del capo mi inchioda. Gli serve urgentemente un po' di roba, quindi passo il pomeriggio sul pc....evviva. Il giorno dopo andiamo a visitare il Leshan giant Buddha. Un'ora e mezza di bus e si arriva a Leshan, poi 10 minuti su un furgone scassatissimo e si arriva sulle colline dove le statue di Buddha battono tutti i record: il più ciccio, quello sdraiato più lungo, quello con più braccia, il colpo dei ciento pugni di Buddha di Hokuto e così via, fino ad arrivare al più grande, scolpito nel fianco della montagna, che effettivamente è impressionante. Però con tutto il lavoro che hanno fatto per farlo, potevano sforzarzi e fargli un'espressione più sveglia. A parte le statue (che sinceramente sì, belle...però...) il posto non è male e si respira un po' della cina originale, dove ancora non si vedono mercati del tarocco. Prima di riprendere il bus del ritorno mi godo l'ultima chicca. Un tizio che sale su un taxi con quattro galline (vive) dentro due borse di plastica (vedi foto)...solo qui può succedere! Torniamo a Chengdu e la mattina dopo ripartiamo per Pechino. Di nuovo lavoro, di nuovo casino, di nuovo 15 milioni di persone...

lunedì 2 febbraio 2009

Sichuan parte prima (la terra delle case sporche)




Finalmente è finito l'anno del topo ed è iniziato quello della vacca, e col capodanno cinese / spring festival è arrivata una settimana di ferie. E dove può andare uno senza soldi per una settimana? Ho deciso di andare nello Sichuan (la regione del terremoto) assieme alla Fiona. Lei va anche a fare visita ai suoi. io per evitare di incontrare 30 parenti che mi fanno il terzo grado in cinese girerò da solo per due-tre giorni. Il volo è economico e tutti parlano bene di questa regione. E poi tutti dicono che essendo a sud fa più caldo che a pechino. Prima della partenza passo al mercato del tarocco a prendermi uno zaino da 80 l delle Lowe Alpine per 20 euro. A me basterebbe il mio da 30, ma la Fiona necessita di più volume. L'aereo dell'Air China è decisamente piccolo e dipinto di giallo e arancione, lo avranno comprato di seconda mano da qualche venditore volante di involtini primavera (che tra parentesi non ho mai visto qui in Cina). Comunque il volo passa tranquillo...arrivo a Chonqing e già mi girano un po' le palle perchè piove. Arrivo in albergo e scopro la fregatura di questi posti. La temperatura esterna è effettivamente più alta che a pechino (10-15 C al posto dei -5 di BJ, non è che siano i tropici) ma questi fetenti non hanno il riscaldamento per Buddha! Il che significa 10 C anche all'interno! Va beh, adattiamoci alle abitudini cinesi e teniamo la giacca anche in camera...Il secondo giorno visito un po' la città, miscuglio di moderno ed antico condito da un sacco di smog, e parto alla volta di Luzhou, piccola città (per la Cina) sullo Yangtze. Le due ore e mezza sul bus sono uno spettacolo; io ero un po' il centro dell'attenzione di tutti essendo l'unico caucasico. Quando si stancavano di guardarmi i cinesi passavano ad altri intrattenimenti tipo una sorta di karaoke passato sulla TV del bus con canzoni techno-dance progressiv (???) di una cantante taiwanese incapace di cantare nonchè di ballare, l'abbuffata di snack vari con rivestimento del pavimento di avanzi di cibo e scatarrate dai finestrini (e una sul pavimento del bus da parte di una signora!!). A Luzhou tutto è più a misura d'uomo, le strade hanno al massimo 4-5 corsie (non 8-10 come a Pechino), ci sono d'appertutto venditori ambulanti di frutta e robe strapiccanti e soprattutto ci sono un sacco di lustrascarpe. Per la città si cammina accompagnati dai botti dei petardi per i festeggiamenti di fine anno, e anche qui mi sento migliaia di occhi addosso (per tre giorni ho visto solo un altro occidentale e tre indiani). Ed ora passiamo al titolo del post....è possibile che voi cinesi non vogliate vivere in una fottuta casa pulita? Mi guardo in giro a Luzhou e il colore delle case è sempre lo stesso...grigio scuro sudicio. A dire il vero è lo stesso in molti altri posti, vedi alcuni quartieri di Pechino, Manila, Bangkok, Hong Kong...ma qui me ne rendo conto di più, non so perchè. Capisco che in Cina una casa resta di proprietà per 70 anni e poi torna nelle mani dello Stato padrone, e quindi i cinesi forse pensano non valga la pena pulire ogni tanto, chi glielo fa fare di ridare la casa pulita a Wu Jintao? Tanto vale vivere per 70 anni nel grigiore! Ma dico io, possibile che vi comprate l'audi e il tavolo elettronico per giocare a Majang (che pur fabbricato in cina costerà i suoi 200 euri) e non cambiate una tazza del cesso con incrostazioni vecchie 20 anni? I giroscala sono luoghi comuni quindi nessuno li pulisce e io devo fare attenzione a non toccare le pareti perchè sono unte, le tubature dei sanitari del bagno passano all'esterno dei muri, e siccome è colpa dei progettisti nessuno si prende la briga di dare una mano di antiruggine, tutti appendono pezzi di carne sul poggiolo e chissenefrega se a mezzo centimetro c'è un'inferriata antiladro satura di sudiciume. Chi mi conosce sa che non sono un maniaco delle pulizie, anzi (restano nella storia le due settimane con carrello della spesa pieno di bottiglie di birra vuote e altri avanzi della festa di compleanno in camera), però Gesù Cristo, smettete per un attimo di giocare a Majiang e date una ripulita! Detto questo (so che adesso il Carlo mi darà del capitalista, ma penso che i cinesi una scopa se la possano permettere), il posto è abbastanza interessante, almeno sono lontano dalla ressa pechinese. (Continua)